martedì 3 luglio 2012

Cronaca di una sconfitta

Questo post rende conto della prima cocente sconfitta escursionistico/sportiva della mia "carriera", anche se i toni del fiasco cui sono andato incontro non mi hanno certo demoralizzato, ma mi hanno comunque arricchito di una nuova esperienza in un'ambiente, quello dell'alta quota, a me sconosciuto. L'obiettivo dichiarato dell'escursione era certo molto ambizioso, ma tecnicamente certo alla mia portata: una delle "vie normali" al Monte Bianco, la cosiddetta via Trois Monts. Mesi di preparativi, visione quotidiana webcam sul Bianco, documentazione, ecc..., e finalmente si parte venerdì 29 giugno, purtroppo con un'anticiclone (Caronte), piuttosto marcato, con zero termico a 4200 m. Come previsto parto da solo visto che nessuno vuole venire con me. Conto di arrivare la mattina presto di sabato a La Palud, da dove parte la funivia per il Rifugio Torino, vera anticamera della zona che contorna il ghiacciaio del Gigante, che conflisce nel maggiore ghiacciaio del Bianco, la Mer de Glace. Dormo in macchina dalle parti di Aosta e la mattina alle 5.45 sono a La Palud. Nel parcheggio ci sono già diversi alpinisti che si stanno preparando a salire con la prima corsa; faccio il biglietto andata e ritorno per il Torino (34 €), mi vesto anch'io e dopo un pò si parte, stipati come acciughe nella cabina; all'ingresso della cabinovia un foglio di previsioni del Servizio Meteo Francese recita per l'area di Chamonix: vento debole, da moderato a forte in quota, in aumento, zero termico da 5600 a 6000 m!. Noto che solo io ho lo zaino ingombrante e pesante (19 kg) di chi porta con sè sacco a pelo e tenda; tutti fanno uscite di giornata o si appoggeranno ai rifugi. Dalla partenza della funivia al rifugio Torino ci sono circa 2000 m di dislivello, con arrivo a poco più di 3300 m, quindi all'arrivo faccio attenzione a muovermi tranquillamente e senza sforzi eccessivi per ovviare agli scompensi dello sbalzo di quota. Esco dalla stazione di arrivo e dopo pochi minuti sono al Colle del Gigante, dove mi preparo indossando i ramponi e l'imbragatura, e mi avvio verso l'alto; il primo passaggio obbligato è il colle che dà accesso al ghiacciaio, il Col Flambeau, a circa 3400 m.
Al colle del Gigante; sullo sfondo il Dente del Gigante
La giornata è magnifica e la vista è stupenda, arrivato al colle ammiro ciò che mi circonda. Molte delle montagne più famose della storia dell'alpinismo sono intorno a me: Dente del Gigante, Aiguille Verte, Dru, sulla destra, di fronte le Aiguilles du Midi in lontananza, a sinistra il Monte Maudit,il Mont Blanc du Tacul ed i satelliti del Tacul fra cui il mitico Grand Capucin e poi dopo qualche passo uno splendido scorcio sulla parete nord della Tour Ronde.
Mont Maudit e Mont Blanc du Tacul con i suoi satelliti
Sguardo verso la Mer de Glace ed il gruppo dell'Aiguille du Plan
Splendida vista sulla parete nord della Tour Ronde
Il Tacul ed i suoi satelliti dietro ai seracchi del ghiacciaio del Gigante
La pista scavalca il colle e si dirige in discesa verso sinistra accostandosi alla base del Roi du Siam e della Pyramide di Tacul, superando diversi crepacci sinistri e profondi. Il cielo sereno della notte ha garantito un buon rigelo portante e la neve ghiacciata scrocchia.
Il dente del Gigante in controluce
La pista scende fino a circa 3200 m e poi risale fino al colle del Gros Rognon, che dà accesso all'amplissimo pianoro del Col du Midi, dove ho intenzione di piantare la tenda. Lungo il percorso il vento va via aumentando, fino ad essere piuttosto teso al pianoro, dove arrivo dopocirca 2 ore e mezza-3 ore di cammino piuttosto rilassato. Qui mi aspetto di trovare molte tende montate, ma con mia grande sorpresa non c'è nessuna tenda!, solo sotto l'Aiguille du Midi ci sono 3-4 tende di gente che sta scalando evidentemente la parete sovrastante.
Trovo un paio di piazzole pronte al col du Midi a circa 3500 m di quota, scavate nella neve per la protezione dal vento, ne scelgo una e comincio a montare il campo, operazione non semplice visto il vento teso.
La tenda piazzata; sullo sfondo a sinistra le Grandes Jorasses
Intanto vedo diverse cordate scendere (e stranamente alcune anche salire: è molto tardi!) dalla via che porta al Bianco lungo il versante che porta alla Spalla del Tacul. Riesco a montare la tenda in maniera tale da sembrare sufficientemente stabile al vento, e comunque rinforzo e rialzo il muretto di protezione di neve.
La tenda al cospetto dell'Aiguille du Midi
Infilo tutto nella tenda e intanto comincio a prepararmi il pranzo con il fornelletto, che va una meraviglia, un grande acquisto. Faccio due buste di cibo disidratato, ovvero 6 porzioni (per pigmei nani probabilmente), che mangio metà come pranzo e metà a cena.
Si prepara da mangiare
Il pomeriggio passa in parte cercando di dormicchiare, in parte uscendo periodicamente a controllare la stabilità della tenda, comunque fissata con dei chiodi da ghiaccio ed in parte facendo preparativi vari per l'indomani.
Il groviglio di roba all'interno della tenda
Poco prima di rinchiudermi in tenda seto un fragore ed un crepitare, cazzo!, dev'essere una valanga; mi precipito fuori della tenda e vedo la valanga adagiarsi sulla sinistra del Triangle du Tacul...., molto male, i versanti sono molto instabili, fa troppo caldo, speriamo in una nottata fredda.
Ecco la valanga appena caduta
Fisso la sveglia per l'una, prendo una pillola contro il lieve mal di testa derivante dal mal di montagna e cerco di dormire un poco, nonostante fuori il vento continui ad aumentare di intensità e talora la tenda venga scossa in maniera tale da venir strappata via da un momento all'altro. Rimango in dormiveglia e sbircio spesso il telefono. L'orario si avvicina ed il vento ulula sempre più....., decido di posticipare l'orario, non si può partire in piena notte con questo vento.....; passa altro tempo ed il vento non accenna affatto a diminuire: rimando ancora un pò, ma il tempo di non ritorno si avvicina. Improvvisamente, intorno alle 4 e mezza, oltre al vento, che ormai è una vera bufera, arriva una tempesta di neve!; spero che duri poco, ma il morale ormai è sotto i piedi, ogni tanto arriva lo schianto di un fulmine.
Ecco l'inattesa neve al mattino
Si tratta di decidere in fretta fra tentare una salita in condizioni oggettivamente pericolose, aspettare e rischiare un ripiegamento rischioso in mezzo a crepacci nascosti dalla neve caduta o riportata dal vento, oppure una veloce e dolorosa ritirata. L'ultima opzione mi sembra ovviamente la più saggia o forse l'unica degna di una persona sana di mente e vogliosa di ritornare vivo e vegeto a casa. Mi preparo alla ritirata facendo frettolosamente lo zaino. Stavolta la tenda deve per forza di cosa stare fuori dello zaino visto che è l'ultima cosa da smontare sotto la bufera di vento, comunque almeno ha smesso di nevicare ed ogni tanto si apre uno squarcio nelle nubi. Anche smontare la tenda con questo vento non è uno scherzo e ripiegarla per bene è impossibile; la infilo a casaccio nella sua custodia.
Sullo sfondo la via verso il Bianco, avvolta dalle nubi
Riparto e capisco di aver fatto bene, anche tutte le cordate partite dal versante francese stanno andando via, inoltre la neve è molto molle ed i crepacci mi sembrano più numerosi e più larghi. Rifaccio quindi a ritroso il cammino del giorno precedente, ma ad un certo punto noto una traccia che mi appare molto più diretta verso il Col Flambeau e la segue per un quarto d'ora, finchè non mi accorgo che muore all'interno di una seraccata invalicabile, qualcuno deve aver sbagliato strada ed io ho seguito le sue tracce, devo per forza tornare indietro e riprendere la traccia principale.
Lungo la pista errata
Seracco sospeso lungo il cammino
Superamento di un seracco
La risalita al colle nella neve molle è decisamente faticosa e la quota stavolta si fa sentire; il vento poi a tratti è veramente forte, e arrivato al colle le raffiche superano i 100 km orari.
La zona del Col Flambeau è battuta da un vento micidiale, che crea un vero e proprio blizzard, ovvero tutta l’area è spazzata a gran velocità dai granelli di neve gelata strappati dal vento alla superficie ghiacciata. Durante le folate più intense vengo più volte buttato di lato e mi reggo in piedi solo grazie al puntello dei bastoncini; spesso mi devo mettere spalle al vento per evitare le frustate del blizzard. Fortunatamente il Rifugio Torino è ormai molto vicino ed in pochi minuti di terreno in discesa vi arrivo. Nonostante sia domenica non c’è quasi nessuno; dopo pochi minuti parte la cabina per la discesa a valle ed in pochi minuti sono di nuovo a La Palud. La spedizione al Monte Bianco è stata certamente un fiasco, però ho certamente acquisito esperienza in alta montagna, che mi mancava del tutto, e stavolta in me ha prevalso un atteggiamento decisamente prudente, Ago il Saggio ho pensato, invece del solito Ago lo Sconsiderato. Dopo il viaggio di ritorno comunque verifico che il mio atteggiamento era stato corretto e lungimirante: le webcam piazzate all’arrivo in funivia ed al rifugio Cosmique hanno mostrato un tempo infame, con visibilità quasi nulla e nevicate nelle 18-36 ore immediatamente seguenti la mia partenza. Per il Monte Bianco l’appuntamento è solo rimandato (chissà a quando però….).