sabato 20 luglio 2013

Supermaratona dell'Etna 2013

Ho trascorso l'inizio del 2013 senza un'idea fissa su possibili obiettivi stagionali, facendo spinning e tappeto in palestra, esperienza totalmente nuova per me, abituato agli spazi aperti ed ai silenzi. Poi la provocazione di mio fratello dettatagli da un coachsurfer: la supermaratona dell'Etna, di cui a dire la verità non avevo mai sentito parlare. Cerco in internet e mi innamoro immediatamente della sfida: si tratta in realtà di una "ultra"  visto che il chilometraggio va oltre i 42 km canonici anche se solo di un chilometro, ma la cosa che rende unica questa corsa è il dislivello enorme; essa parte infatti dal livello del mare e arriva sui pendii sommitali dell'Etna a quota 3000 m. Si tratta delle corsa in un'unica frazione con maggiore dislivello al mondo!. Comincio a prepararmi, ma in verità non lo faccio in maniera adeguata a vado un poco a tentoni visto che si tratta di una corsa totalmente sui generis. Mio fratello intanto dà forfait non sentendosi pronto ed avendo fatto pochissimi allenamenti. Anche io ho fatto solo tre lunghissimi: da 27 km (Quattromiglia-Montescuro), 32 km (Lago Cecita-Monte Altare e ritorno) e da 40 km (da casa mia al valico silano sovrastante Cellara e ritorno), anche se ho avuto cura di farli in quota per effettuare un minimo di acclimatamento, anche se parziale. La gara è fissata per il 15 giugno ed è riservata solo ai tesserati, non è la classica maratona di massa; faccio quindi il tesseramento con il Cus Cosenza e le visite mediche di rito: tutto ok!. Si va quindi in Sicilia con mio fratello Mauro che mi fa da spalla e si gode tre giorni di vacanza, ne approfittiamo infatti per andare a trovare il nostro amico Marco a Messina che ci ospiterà prima e dopo la gara.
Venerdì andiamo a prendere il pacco gara, prima credendo che fosse a Zafferana Etnea e poi correttamente a Linguaglossa, facendo tappa al castagno dei cento cavalli, deludente; mi tocca il n°94. Il resto di pomeriggio e sera lo trascorriamo a sistemarci in un B&B a Fiumefreddo di Sicilia e a cercare un posto carino dove mangiare. Alla fine ceniamo in una "trattoria siciliana" a Riposto: cena di pesce eccellente a prezzi ragionevoli; strepitoso il couscous di pesce.
A cena
Si va a letto presto, domattina il ritrovo atleti è per le 7 anche se la partenza è fissata alle 8.30. La notte fa calduccio ed il vento tremendo del giorno prima sembra placarsi; in due giorni sono passato dal dormire con lenzuola di flanella, pigiama e coperta pesante a dormire in mutande, canotta e solo lenzuolino di cotone e con la finestra aperta. Mattina della gara: sveglia alle 5.20, colazione e seduta di gabinetto, quindi vestizione; dalla mia finestra si vede la zona di arrivo vicino la cima del vulcano, vista da sotto sembra veramente tanto lontano e tanto in alto.
Poco a destra della vetta è posto il traguardo
Al ritrovo di partenza l'aria è completamente diversa dalle maratone che ho corso, qui hanno tutti un fisico da paura, magrissimi e leggeri, con vene tutte a vista e muscolatura ridotta; fisici fatti per correre a lungo ed in salita; i lievemente robusti sono pochissimi e io sono certamente fra i peggio messi!, conto le pochissime persone che a occhio potrei sopravanzare e sono si e no cinque o sei. Intanto mentre mi cambio per indossare la canotta con il pettorale si ferma una macchina ed escono due ragazze, una delle quali ci dice a bruciapelo: "Ma ieri sera voi eravate al ristorante?!": in effetti riconosciamo le ragazze che erano ad un tavolo vicino. Ci chiedono se corriamo tutti e due, e poi ci dicono che solo una di loro correrà. Si nota subito il fisico della top runner, asciuttissimo, e quando indossa il pettorale scopriamo il nome: Marin, scopriremo che sarà proprio lei a vincere la gara femminile arrivando addirittura al settimo posto assoluto!. Peccato non averlo saputo prima, avremmo potuto fare una foto insieme....
Subito prima della partenza
Intanto faccio un poco di riscaldamento, mi ungo i capezzoli con la vaselina, firmo l'elenco dei partenti e poi un piccolo bisognino prima della partenza, quindi ci fanno radunare dietro la linea di partenza sulla spiaggia di Marina di Cottone ed uno sparo dà via alla gara.
La firma dell'elenco partenti
Mi prefiggo di non forzare assolutamente nei primi chilometri sapendo che la parte più dura è quella finale, dal 33° alll'arrivo, tutti sterrati e con pendenza media del 12%!. Dopo soli 2 km mi rendo però conto che l'altimetria fornita dall'organizzazione non è così precisa: sembrava infatti che la prima parte, fino a Piano Provenzana a 1800 m di quota fosse sostanzialmente omogenea come pendenze e tutta in salita, invece ci sono piccoli falsopiani e anche qualche discesina, cui ovviamente seguono poi strappi molto più duri di quelli attesi ed un dislivello che alla fine sarà nettamente superiore a 3000 m.

Prime fasi della gara nella zona di Fiumefreddo di Sicilia
Mi impongo sugli strappi (che spesso superano il 12%) un ritmo basso e vado abbastanza bene nonostante il caldo sia notevole. Al primo rifornimento mi carico di acqua e mi bagno completamente e così farò ad ogni rifornimento. All'inizio mi sfilano in molti, ma io conto di rimontare un poco nella seconda parte, non mi faccio prendere la mano. In effetti nel tratto compreso fra 8° e 20° chilometro supero parecchi atleti e mi sento piuttosto efficiente nonostante la fatica si faccia sentire.
 

Attraversamento di Piedimonte Etneo e Linguaglossa
Devo dire che il passaggio a Linguaglossa al traguardo volante è emozionante, con lo speaker che annuncia il tuo passaggio dicendo nome e società di appartenza e le persone sui lati che ti applaudono e ti incitano. Il tratto uscendo da Linguaglossa è tutto allo scoperto, caldissimo ed in salita intorno al 6-8%, molto impegnativo anche psicologicamente, tutto in aperta campagna e senza pubblico. Ogni tanto reintegro le energie con una barretta di maltodestrine, ma i muscoli cominciano a sentire la fatica; quelli che sono alla mia vista conducono la gara tutti allo stesso modo: camminano nei tratti più ripidi e corrono nei tratti con salita meno impegnativa. Mi sembra una tattica ragionevole e pure io, a partire dal 27° chilometro comincio a camminare a passo svelto nei tratti più ripidi. Nel frattempo inizia anche il bosco di pini, che nella parte alta è a tratti bruciato dalle colate laviche e reso spettrale. Al 31° km mi supera Mauro con la macchina (finora era rimasto a godersela in spiaggia) e si fa trovare un poco più avanti, mi scatta qualche foto e mi passa un pezzo di banana.
Nel tratto boscato prima di Piano Provenzana
Con notevole fatica arrivo quindi alla fine del tratto asfaltato a Piano Provenzana al 33° chilometro. Ho impiegato la bellezza di 4 ore, 8 minuti e 9 secondi per fare la prima parte, ovvero 7 minuti e 31 secondi per chilometro, considerando le pendenze una prestazione non proprio da buttare.
Piano Provenzana
L'inizio del tratto sterrato
Qui si può ritirare un sacco con abbigliamento di ricambio per la parte di salita in quota, ma non lo utilizzo, fa caldo, tengo tranquillamente la mia canotta e continuo; da qui inizia la parte più difficile: 10 chilometri su sterrato lavico con pendenze variabili, media del 12% e tratti intorno al 18-20% su cui arrancano e slittano anche i fuoristrada della guardia di finanza che sono di appoggio alla corsa. Qui la difficoltà psicologica, acuita dalla fatica delle ore precedenti, è veramente notevole, correre è un'utopia, eccetto che in pochi tratti di falsopiano, i chilometri sembrano non passare mai, il ritmo crolla.
Zona di inizio della crisi; in lontananza, appena sotto il cratere, la macchiolina bianca dell'arrivo
In lontanza si scorge la macchiolina bianca delle tende all'arrivo e si sente la voce dello speaker. La postazione di arriva sembra però non avvicinarsi mai e anche le voci si fanno inafferrabili. La quota, guadagnata troppo rapidamente, si fa sentire; intorno al 34-35° chilometro inizia una pesante crisi, comincio a sentirmi troppo affaticato, le gambe non rispondono più, sento un senso di vuoto, nausea e a tratti mi gira la testa: sono gli effetti della fatica, della quota e dello stomaco vuoto; mi torna in mente il discorso sentito da un altro atleta che diceva di essersi ritirato l'edizione precedente al 35° chilometro, io però di ritirarmi non ci penso proprio, piuttosto al traguardo ci arrivo carponi. Vedo diverse persone che fanno pausa sulle rocce laviche e decido di farlo pure io, faccio stretching e prendo degli zuccheri; dopo pochi minuti mi sento meglio e riprendo, dapprima lentamente e poi sempre meglio, ormai sono sicuro di farcela. A partire dal 38° chilometro mi sento decisamente meglio e riesco a camminare svelto ed a correre nei tratti meno ripidi, superando alcuni atleti. Riesco anche a sollecitare una signora a non ritirarsi a tre chilometri dalla fine. Intanto la quota cresce e compare la neve, che sotto un manto di cenere e lapilli si conserva nonostante il sole; un tratto della pista è costituito da un muro di ghiaccio sia sulla sinistra sia sulla destra alto un metro e mezzo. Diverse bocche eruttive di recente attività si aprono intorno. Il deserto lavico d'alta quota è veramente un posto affascinante, anche se inquietante, ogni tanto si vede qualche bomba vulcanica con la classica struttura a crosta di pane. Ormai riesco a distingure in alto le tende dell'arrivo in maniera chiara, il momento di difficoltà è totalmente alle spalle, mi sento bene e riesco a fare discretamente l'ultimo chilometro. Gli ultimi 100 m sono un tumulto si sensazioni di liberazione, soddisfazione, godimento fisico e psicologico, una vera apoteosi.

Al traguardo
Accompagnato dall'incitamento dello speaker che mi annuncia all'arrivo taglio finalmente il traguardo; ho impiegato un'eternità, 6 ore 32 minuti e 19 secondi per coprire 43,15 km e salire da quota 0 m della spiaggia di Marina di Cottone ai 3000 m del fianco dell'Etna.
Sono arrivato 69° su 174 partecipanti, 13° della mia categoria, non una prestazione fantastica, ma neanche da buttare, comunque sapevo di non essere pronto per un piazzamento di prestigio e che arrivare sarebbe stato già un grande risultato. Il fotografo all'arrivo scatta e mi immortala sull'arrivo e con il cratere sommitale sullo sfondo.

Con la meritata medaglia di finisher al collo ed il cratere sommitale alle spalle
Ritiro il mio sacco e mi cambio nella tenda, dove ovviamente sbaglio e mi infilo in quella delle donne (ops, pardon). Sono tutto ricoperto di polvere lavica e di colore grigio-nerastro, ma sono contentissimo e ogni tanto ridacchio da solo come uno scemo. Mi rendo veramente conto di quanto sia stata bestiale la gara tornando indietro con la navetta e successivamente in macchina, una discesa infinita, spaventevole nel tratto sterrato. Un'esperienza incredibile, ma che non credo rifarò, ci vuole una preparazione troppo dura e specifica per poter correre questa gara in tempi ragionevoli. Molti degli atleti che incontriamo con la navetta in discesa andranno fuori tempo massimo e saranno squalificati, sono felice di non essere tra loro anche se mi fanno tristezza e in qualche caso pena, stravolti lungo la pista lavica..... Da dove mi deposita la navetta mi faccio quesi un altro chilometro con la sacca sulle spalle per arrivare al ristorante in cui si tiene il pasta-party offerto dall'organizzazione, dove mi attende un discreto piatto di penne alle zucchine; incredibilmente mi sento bene e non mi fanno neanche male le gambe, potrei addirittura guidare, ma preferisco comunque farlo fare a Mauro fino a Messina.
Anche al ritorno ci fermiamo a dormire dunque dagli amici Marco e Renata, che ringrazio di cuore per la splendida ospitalità e il giorno dopo, dopo un'abbondante pranzo a base di pesce fantastico e dopo aver fatto incetta di cannoli da distribuire a destra e a manca, si ritorna in Calabria a posare le stanche membra.....